Farmaci Omeopatici - Come si Producono? Le Diluizioni Omeopatiche

Farmaci Omeopatici - Produzione
Supervisione Scientifica a Cura del Dottor Gilles Ferraresi - Ultima revisione dell'articolo:

Diluizione e Dinamizzazione

Per definizione,

“l'omeopatia è una medicina non convenzionale, che si basa sull'assunzione di microdosi di specifiche sostanze - di natura vegetale, animale o minerale -, al fine di curare o prevenire determinati disturbi o patologie.”

Diversamente dalle terapie tradizionali, nella terapia omeopatica, non si cura direttamente la malattia ma, attraverso al somministrazione di queste sostanze, si induce l'organismo a una risposta di guarigione naturale.

I farmaci omeopatici vengono preparati mediante specifiche metodiche di diluizione e dinamizzazione delle sostanze, e vengono scelti sulla base della cosiddetta “legge dei simili”.

Approfondimento: la legge dei simili

Secondo questa importante legge, elaborata da Samuel Hahnemann, una patologia può essere curata mediante la somministrazione di una sostanza che, nel soggetto sano, provocherebbe sintomi simili a quelli propri della malattia.

Approfondiamo l'argomento e puntiamo l'attenzione sui farmaci omeopatici: infatti, nell'ambito dell'omeopatia, non solo è particolare l'approccio alla cura del disturbo, ma è davvero peculiare anche la preparazione dei farmaci e delle sostanze omeopatiche.

I farmaci omeopatici sono sottoposti a un processo di diluizione e di potenziamento (succussione), allo scopo di conferire un maggior effetto terapeutico al principio attivo.

Caratteristiche

Un farmaco omeopatico dev'essere preparato rispettando le indicazioni della Farmacopea Omeopatica (FIAMO), nonché il testo ufficiale in cui vengono definiti, dettagliatamente:

  • I requisiti richiesti da ogni materia prima utilizzata per la formulazione di un farmaco omeopatico.
  • Le procedure che deve seguire la materia prima per essere utilizzata nelle formulazioni omeopatiche.

Ogni farmaco omeopatico è composto da due parti:

  • Principio attivo omeopatico, ovvero la parte attiva del medicinale.
  • Veicolo inerte in cui si disperde e si dinamizza il principio attivo (es. acqua o alcol) o dal supporto (es. lattosio o fruttosio).

Materie Prime

Materie prime d'uso comune

Quando si parla di farmaco omeopatico, ci si riferisce alle tinture madri, definite anche “ceppi omeopatici”.

La tintura madre rappresenta il più comune materiale di partenza dei rimedi omeopatici

La tintura madre può essere ricavata da:

  • MATERIE PRIME DI ORIGINE VEGETALE: in questo caso, nel prodotto omeopatico, dovrà essere resa nota non solo la parte della pianta utilizzata (foglie, fiori, radici ecc.), ma anche il momento in cui è stata raccolta ed eventuali altre indicazioni, come ad esempio la tecnica di estrazione.
  • MATERIE PRIME DI ORIGINE MINERALE. Tra queste, ricordiamo i Litoterapici, ovvero sostanze omeopatiche derivate da rocce. Queste sono in grado di stimolare il metabolismo e sostenere l'organismo in quei casi di carenze di vitamine e Sali minerali.
  • MATERIE PRIME DI ORIGINE ANIMALE (organoterapici): in questo caso, nell'etichetta del farmaco omeopatico dev'essere specificata la parte dell'animale utilizzata. Sono sostanze derivate da animali sani, capaci di stimolare la rigenerazione cellulare del corrispondente organo umano.
  • SOSTANZE RICAVATE PER SINTESI e usate come matrice di partenza per ottenere le opportune diluizioni.

Altre materie prime

In omeopatia sono ammesse altre sostanze, come ad esempio:

  • Nosodi, ovvero prodotti omeopatici derivati da sostanze patologiche, quali virus e batteri patogeni: queste materie prime possono essere raccolte da secrezioni patologiche o reperti istologici patologici (es. polipi intestinali, fegato cirrotico ecc.).
  • Isoterapici, ovvero sostanze omeopatiche ottenute a partire da sangue e/o urina del malato stesso. Assunti sottoforma di farmaco omeopatico, queste sostanze sembrano stimolare il sistema immunitario del malato.
  • Organoterapici, ovvero Oligoelementi derivati da veri e propri elementi chimici (es. rame, litio, oro, zolfo, boro ecc.): sono impiegati in omeopatia per stimolare l'attivazione di processi metabolici in varie malattie.
  • Radiazioni elettromagnetiche: perfino le radiazioni elettromagnetiche vengono utilizzate in omeopatia. Dopo aver irradiato l'acqua, questa viene diluita e dinamizzata, dunque sfruttata per la cura dei sintomi derivati da radiazioni.

Estrazione del Principio Attivo

L'estrazione del materiale grezzo (principio attivo) avviene mediante solubilizzazione in alcool e acqua; in passato, quando i materiali grezzi si presentavano insolubili in alcol, venivano portati in soluzione idroalcolica, dopo essere stati polverizzati e tritati con il lattosio.
In generale, le materie prime utilizzate in omeopatia possono essere classificate in due macrogruppi:

  • Forme solubili (tintura madre)
  • Forme insolubili

Tintura Madre

Per ottenere una tintura madre, le materie prime devono subire un particolare processo di estrazione:

  • La materia viene sottoposta a triturazione
  • Il trito viene macerato in alcool, a una determinata temperatura per un certo periodo
  • Segue la filtrazione del trito macerato e la spremitura, che risulterà ricchissima di estratto.

L'estratto ottenuto viene chiamato tintura madre, identificato dalla sigla TM o dal simbolo del cerchio barrato Ø.
Ottenuta la tintura madre, si procede con le dovute diluizioni e con la successiva dinamizzazione (agitazione).

Formulazioni Insolubili

Le materie prime insolubili in alcool vengono sottoposte a un procedimento meccanico, completamente differente rispetto al precedente:

  • La sostanza solida viene miscelata con lattosio o fruttosio (oppure con un altro veicolo inerte fisso, o con un eccipiente).
  • Il composto viene diluito.
  • Il composto è sottoposto a un processo meccanico, fino a quando si raggiunge il corretto grado di solubilità.

Diluizione Omeopatiche

Abbiamo detto che la corretta formula di un farmaco omeopatico si ricava diluendo la tintura madre ottenuta, in un veicolo inerte. Ma la domanda che nasce spontanea è la seguente:

Come si ottiene una diluizione?

Una sostanza omeopaticamente diluita, per definirsi tale, deve soddisfare alcuni criteri:

  • Dev'essere progressivamente diluita, tale da assicurare l'assenza di effetti tossici
  • La diluizione dev'essere tale da poter regalare solo l'effetto benefico e terapeutico desiderato
  • Al termine di ogni diluizione, la sostanza dev'essere sottoposta a un processo di forte scuotimento (succussione), tale da indurre uno stato di agitazione molecolare del prodotto.

Esistono varie tipologie di diluizioni:

  • decimali
  • centesimali
  • cinquantamillesimali
  • korsakoviane
  • milionesime

Diluizioni Decimali - DH

Indicate dalla sigla “D”, “DH”, “X” o “x”: si diluisce 1 parte di soluzione concentrata in 9 parti di solvente. In questo modo, si ottiene la prima diluizione decimale, rappresentata dalla sigla 1DH. La serie di diluizioni decimali può continuare: in tal caso, si ottiene la seconda (D2), la terza (D3), la quarta (D4), la quinta diluizione decimale (D5), e così via.

Esempio di diluizione decimale a partire da Tintura madre (TM)

  • TM + 9 parti solvente = 1DH
  • 1DH + 9 parti solvente = 2DH
  • 2DH + 9 parti solvente = 3DH
  • Ecc.

Diluizioni Centesimali - CH

Indicate dalla sigla “C” o “CH” o “c” (la lettera C sta per Centesimale, la lettera H indica l'iniziale del medico tedesco Hahnemann): si diluisce 1 parte di soluzione concentrata in 99 parti di solvente, e questa diluizione viene precisamente identificata dalla sigla 1CH.
Proprio come abbiamo visto nel caso precedente, le diluizioni possono progressivamente procedere, dunque davanti alla sigla CH dev'essere riportato il numero di diluizioni (es. 2CH, 3 CH ecc.).

Esempio di diluizione decimale a partire da Tintura madre (TM)

  • TM + 99 parti solvente = 1CH
  • 1CH + 99 parti solvente = 2CH
  • 2CH + 99 parti solvente = 3CH

Ecc.

Dopo un certo numero di diluizioni,  non si riesce più a prevedere la quantità di sostanza attiva presente nel prodotto: in particolare, questa quantità non è più calcolabile dopo la 12° diluizione centesimale.

Diluizioni cinquantamillesimali

Indicate dalla sigla LM: sono basate su diluizioni seriali in cui 1 parte di soluzione viene diluita in 50.000 parti di solvente.

Diluizioni Korsakoviane

Indicate dalla sigla K: tecnica introdotta dal russo Siméon Nicolaievitch Korsakov, che in un tentativo di semplificazione si servì di un solo flacone per realizzare le diluizioni dei rimedi omeopatici.
Secondo questa tecnica, le diluizioni omeopatiche vengono eseguite svuotando il recipiente con la soluzione concentrata, e il recipiente viene poi riempito con il solvente. Si sfrutta quindi l'assunto che le pareti del recipiente conservino, adeso alle pareti, circa l'1% di liquido dopo svuotamento (si tratta pertanto di diluizioni centesimali). Chiaramente, questo metodo risulta meno standardizzato.

Diluizioni milionesime

Indicate dalla sigla “MM”.

Ricapitolando...

Quando si parla di diluizione omeopatica, ci si riferisce alla ripartizione della tintura madre in un veicolo inerte, che normalmente è rappresentato da alcool 70%.

I farmaci omeopatici devono sempre essere descritti con il nome latino della materia prima utilizzata, seguito dal grado e dal tipo di diluizione eseguita.

Influenza della Diluizione sul Farmaco Omeopatico

Regola generale:

Tanto più un medicamento è diluito e perde in quantità di sostanza, tanto più aumenta in energia e il suo effetto si manifesta in profondità.

Basse Diluizioni omeopatiche 1 DH; 3 DH; 6 DH; 5 CH; 7CH Agiscono prevalentemente a livello fisico
Medie Diluizioni omeopatiche 9 CH; 12CH; 15 CH;  
Alte Diluizioni omeopatiche 30 CH; 200 CH; MK; XMK Agiscono prevalentemente a livello psicologico e emotivo (mentale)

Ad esempio Arnica montana 5 CH può essere impiegata nel trattamento acuto di un trauma fisico, ma se il trauma contiene anche o solo una carica psicologica ed emotiva è più indicato usare la diluizione 30 CH o 100 CH.

Formule Omeopatiche

I farmaci omeopatici non si presentano solamente in forma liquida: infatti, dopo la diluizione e la dinamizzazione, la sostanza ottenuta viene combinata con il veicolo eccipiente più adatto per ottenere la forma farmaceutica appropriata.
Come ogni altro farmaco, anche quelli omeopatici si presentano in forme differenti:

  • Granuli: sono costituiti da piccole sfere, generalmente a base di saccarosio e lattosio, inzuppate con la diluizione omeopatica da cui assumono la denominazione. Giusto per fare un esempio, i granuli di camomilla 5 CH sono granuli impregnati con la soluzione 5 CH di Chamomilla vulgaris. I granuli sono racchiusi in appositi tubi-granuli, che ne riescono a contenere circa 80.
  • Globuli: più piccoli dei granuli, i globuli sono sferette di lattosio e saccarosio, ugualmente impregnate della sostanza omeopatica diluita.
  • Globuli monodose: di misura ancor più piccola dei precedenti, i globuli monodose si presentano come piccolissime sferette inzuppate di farmaco omeopatico diluito, e sono contenuti nei tubi-dose da 1 g.
  • Triturazioni: il farmaco omeopatico si presenta sottoforma di polvere, impregnata con la diluizione omeopatica desiderata.
  • Fiale iniettabili: il medicinale omeopatico viene disperso in una soluzione sterile adeguata per la somministrazione iniettabile.
  • Gocce: le gocce omeopatiche sono contenute in una soluzione specifica composta da alcool e acqua (generalmente, alcol 30%).
  • Creme, supposte, colliri

Un'altra formulazione farmaceutica è rappresentata dai farmaci estemporanei o magistrali omeopatici: sono due formule costituite da almeno 2 medicinali omeopatici mischiati in parti uguali, e sono preparate in modo estemporaneo (ovvero improvvisato) direttamente dall'omeopata.

Farmaci omeopatici Unitari e Composti

Un'altra classificazione dei farmaci omeopatici può essere eseguita in base al numero di componenti che costituisce  ogni singolo prodotto:

  • FARMACI OMEOPATICI UNITARI: sono composti da un unico componente e si distinguono per la loro azione terapeutica, mirata alla specificità globale del malato.
  • FARMACI OMEOPATICI COMPOSTI: sono costituiti da più componenti, ideati per curare i sintomi delle malattie più semplici. Hanno uno spettro d'azione più ampio rispetto ai precedenti.

Scadenza e conservazione

Per legge, i farmaci omeopatici hanno una scadenza fissata a massimo 5 anni.

I farmaci omeopatici devono essere conservati in un luogo fresco e asciutto, lontano dal diretto contatto con il sole o con fonti di calore. Anche le onde elettromagnetiche potrebbero interferire con i farmaci omeopatici: pertanto, si consiglia di conservarli lontani da computer, cellulari o altri strumenti che possono essere considerati fonti di campi elettromagnetici.

Costo

Il costo dei farmaci omeopatici è relativamente basso, soprattutto se paragonato a quello dei farmaci convenzionali. Inoltre, si può affermare che la cura omeopatica è poco costosa anche perché il potenziale di salute generato dalla stessa sembra in grado di ridurre il consumo di farmaci convenzionali.

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